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Arriva la cooperativa "Nuova Scena" a Bologna e nasce la prima Convenzione tra pubblico e privato

  • Immagine del redattore: rcalari
    rcalari
  • 16 apr 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 giu 2020


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Nasce, attorno al Teatro Sanleonardo, la prima Convenzione tra pubblico e privato nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale.

E', questa, una delle iniziative nate nei mie primi anni di lavoro in Legacoop, allora Federcoop Bologna, una è destinata a lasciare il segno, negli anni, nella storia del Teatro Bolognese e Italiano.

Una storia esaltante e insieme sempre travagliata, conclusasi solo qualche anno fa con l'acquisizione del ramo di attività di Nuova Scena Teatro Stabile Arena del sole di Bologna da parte dell'ERT, Emilia Romagna Teatro nella logica di dar vita,come poi avvenuto, ad un Teatro Stabile Nazionale.

Ma seguiamo i passaggi di questa storia anche per correggere informazioni sbagliate che si possono trovare per esempio su wikipedia.

Il Sanleonardo viveva una fase di abbandono: necessitava di lavori di ristrutturazione e messa a norma e il Comune non aveva i mezzi sufficienti per investire da solo sulla ristrutturazione. A Bologna era giunta da qualche anno la Cooperativa Nuova Scena.

La cooperativa, fondata nel 1968 da Dario Fo, Vittorio Franceschi e Franca Rame  era approdata a Bologna da qualche tempo e subito aveva iniziato un dialogo con Legacoop, di cui ero responsabile per il settore cultura, per sviluppare un nuovo progetto di Teatro stabile, secondo quanto elaborato e condiviso da un movimento Teatrale che aveva trovato in Emilia Romagna un primo riferimento organizzato e una piattaforma comune per il rinnovamento del teatro italiano, in particolare attorno alla Compagnia del Collettivo di Parma, al Teatro delle Briciole, al Gruppo Teatro Libero, ai Teatranti, al Teatro d'Arte e Studio, al Teatro Evento e al Teatro Nuova Edizione e, appunto, a Nuova scena.

Potrei riassumere i documenti condivisi e promossi da questo movimento fin dal 1969 come la richiesta di dar vita ad un sistema teatrale impegnato a investire sul territorio, in termini di radicamento produttivo, di formazione del pubblico, di progettazione culturale: il teatro e la produzione di una compagnia trovava la sua stabilità in spazi pubblici, garantendo di svolgere, sotto gli indirizzi e il controllo di coerenza della programmazione e delle azioni da parte delle amministrazioni pubbliche proprietarie degli spazi, una preminente e fondamentale funzione di "interesse pubblico". Ogni risorsa prodotta e ogni contributo pubblico rcevuto doveva essere reinvestita dalla cooperativa sulle produzioni ed attività culturali e sul'allargamento delle opportunità di fruizione e protagonismo dei cittadini nella vita culturale e teatrale.

Furono Paolo Cacchioli e Massimo Terranova a venire nel mio uffcio dallo loro sede Bolognese di via Gianbologna a propormi come Legacoop di condividere questo progetto di rinnovamento del sistema Teatrale cittadino. Anche in questo caso trovai nella Presidenza di Legacoop grande apertura e disponibilità: furono coinvolte alcune cooperative e la cooperazione, a partire da Manutencoop, si fece carico di avviare e portare a termine i lavori indispensabili per rendere agibile il Teatro Sanleonardo.

Ma, a monte di questo persorso, vi era il fondamentale apporto di elaborazione di un ammministratore pubblico lungimirante del Comune di Bologna, o meglio, del Quartiere SanVitale, Farinelli, che comprese subito il valore non solo bolognese che una nuova forma di gestione avrebbe poturo avere.

Nacque cosi' la prima esperienza di Convenzione tra una realtà pubblica e una cooperativa nella gestione e valorizzazione di uno spazio Teatrale pubblico, tramite le Regole, gli obblighi e la trasparenza dei reciproci rapporti definiti nella Prima Convezione che stabiliva le condizioni di una concessione pluriennale alla cooperativa Nuova Scena per la gestione del Teatro Sanleonardo, nel frattempo restaurato con il fondamentalle contributo di Legacoop Bologna.

Fin dalla prima stagione il Sanleonardo dimostrò quanto fossero attuali e sentiti questi concetti e la programmazione fu accolta con uno strabordante entusiasmo dal pubblico che gremiva ogni sera il Teatro Sanleonardo. Inoltre la gestione cooperativa iniziava a far vedere come uno spazio potesse essere utilizzato in corenza con gli obbiettivi definiti con l'Amministrazione Comunale, per 365 giorni all'anno e non solo per i pochi giorni della programmazione di un Cartellone annuale. L''aspetto "produttivo" sul territorio diveniva, poi, altro elemento distintivo di una stabilità che doveva consentire programmazione delle produzioni a medio termine e nuovi rapporti sia con il sistema teatrale nazionale ed internazionale sia con i principali portatori di interessi del territorio.

Si puo' dire che la Convenzione del Teatro Sanleonardo abbia posto le basi per un rinnovamento del Teatro Italiano e, negli anni successivi, della legislazione regionale e nazionale per sostenerne la produzione, il radicamento territoriale, la stabilità, la formazione del pubblico, la capacità di inclusione di ogni categoria sociale alla fruizione e al protagonismo culturale. Ma su questo tema tornero' più avanti, in un'altra fase del racconto.

Nuova scena intanto poteva contare sul contributo di uno straordinario quadro amministrativo, che divenne, nel tempo, una risorsa professionale di sempre maggiore importanza per la Cooperativa: Carla Magri. Ma, in questo percorso di nascita e consolidamenti del movimento della cooperazione Teatrale di cui la Cooperativa Nuova Scena era protagonista, come non ricordare la storia della Cooperativa La Baracca e del suo Presidente, Claudio Massari. Alla storia del Testoni ragazzi e del Teatro ragazzi voglio dedicare, più avanti, una specifica parte del racconto. Intanto vorrei accomunare in un ricordo persone che tanto hanno fatto per il Teatro italiano e che ho vissuto davvero da vicino in quegli anni di progetti, speranze, ma anche di tanti problemi da affrontare e risolvere. Mi riferisco a Bianca Maria Pirazzoli, Armando Picchi, Luigi Gozzi. Persone che, come Claudio e Carla non sono più tra noi, ma che meritano di essere ricordati con grande affetto non solo da famigliari e amici, ma anche da chi ama il teatro e la cultura.


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