Gli anni giovanili: dalla Banca al lavoro a Roma e Genova, nella politica
- rcalari
- 18 apr 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 12 giu 2020


Una prima parte del mio percorso ha a che fare con una scelta di impegno politico. Una parentesi certo intensa e formativa, che provo a raccontare.
Ho iniziato molto giovane con qualche lavoro saltuario nei periodi estivi, prima come cameriere estivo a Cortina, poi come impiegato per piccoli turni allo zuccherificio a Bologna e, infine, come "turnista" presso la cassa di risparmio di Bologna: in un primo tempo nella sede centrale di via Farini a Bologna, poi nella filiale mercato, alla Bolognina. Frequentavo intanto il Liceo Classico, prima il Galvani, poi il Liceo Minghetti di Bologna. Poi, finito il Liceo, mi sono iscritto a Scienze Poltiche all'Università. E il lavoro in Banca si è riproposto come un' importante opportunità per alleviare un po' la situazione davvero difficile della mia famiglia, in cui mio padre e mia madre si privavano di tutto pur di sostenere gli studi, miei e, prima, di mio fratello di 4 anni più grande di me,
Venne il giorno in cui in Banca mi fu chiesto se volevo restare ed essere assunto : fu un giorno di grande gioia per i mie genitori che vedevano l'opportunità di risalire la china dopo tante difficoltà, privazioni e sacrifici. Ma ecco che, nello stesso periodo, io avevo iniziato ad appassionarmi alla politica. Avevo, negli ultimi anni, frequento assiduamente la Comunità di San Procolo, in via D’Azeglio a Bologna ed ero stato "affascinato" e colpito dalle parole e dalle analisi di Don Mario Gamberi.. la religione, che pur avendo in casa una madre molto praticante non mi aveva mai convinto, ora si avvicinava al mio sentire, alle mie aspirazioni, ai miei valori e al mio mondo interiore. Di quegli insegnamenti che Don Mario ci regalava io vedevo però sempre più la parte che si riferiva al bisogno di fare ora, di dare ora risposte ed opportunità agli ultimi , a chi soffriva, a chi era escluso: a partire da questo mi iniziai a sentire un cristiano praticante, sempre con forti dubbi sulla Chiesa e sulle sue gerarchie, sempre con poco affetto per la teologia e per i dogmi della fede, ma assolutamente in sintonia con l'azione sociale della Chiesa e con il dovere di un cristiano di essere fino in fondo per gli altri, di amare il prossimo senza calcolo alcuno. Ed è in questo contesto che iniziai ad organizzare, insieme agli amici della Comunità di San Procolo, un primo doposcuola popolare, basato sul volontariato, per aiutare a studiare o semplicemente a stare insieme agli altri e a giocare, i bambini poveri e spesso senza alcuna scolarità praticata della zona di via Mirasole, via Miramonti, via Solferino; di una zona, cioè, che i bolognesi di quegli anni ( 1970-1971) conoscevano bene per il degrado e la miseria che la connotava.
Ma mentre i miei genitori, mia madre in particolare, si rallegravano di questo impegno sociale e di questo avvicinamento imprevisto alla religione è proprio dalla religione e dall'esperienza di San Procolo, dal Vangelo che Don Mario ci leggeva e commentava, che nasceva sempre più forte in me la volontà di mettermi in gioco nel cercare soluzioni subito per aiutare la gente, le persone a poter sperare in una vita dignitosa e migliore. Cominciai, in quel periodo, poi, quasi per caso, a sentire Paolo, un mio amico di San Procolo, parlare dell'impegno politico dei cattolici , o meglio, dei cristiani.. cominciai a sentir parlare dei "Cristiani per il socialismo", come un movimento di persone che si riconosceva nei valori del cristianesimo e ne vedeva le convergenze con gli ideali di giustizia sociale, solidarietà, uguaglianza propri della fede socialista, aldilà delle traduzioni Statuali non certo esaltanti sul piano delle libertà che quegli ideali avevano fino a quel momento costruito nel mondo. In poco tempo la mia curiosità di capire che cosa significasse questo possibile o necessario impegno dei cristiani nella politica divenne per me una priorità. Ero, quindi, di fronte ad una scelta importante per la mia vita: avevo 20 anni e mi avvicinai alle riunioni politiche con molta ingenuità, ma anche con molto entusiasmo e voglia di imparare. Mi trovai, cosi', a far parte prima dell'Acpol, Associazione di cultura politica, un'associazione di progressisti cattolici che volevano portare elementi di rinnovamento nella dottrina sociale della Chiesa e sottolineare la libertà di scelta politica dei cattolici rispetto alla logica collateralista con la DC. Livio Labor, Presidente delle Acli dal 1981 al 1969, ne fu il fondatore l'8 marzo del1969 con Riccardo Lombardi, Franco Marini e altri. Dall'Acpol dopo poche riunioni mi ritrovai "traghettato" nel Movimento Politico dei Lavoratori (MPL), e mi trovai a collaborare con il suo giornale “Alternativa”, divenendo subito un iscritto ed esponente del coordinamento regionale dell'Emilia Romagna. Ricordo con affetto l'incontro con il Prof. Marco Biagi, che venne di persona a segnalarmi la sua volontà di aderiire al MPL a Bologna ( con Marco avro' poi un lungo periodo di collaborazione quando molti anni dopo sarò Presidente di Sinnea International di cui Biagi era direttore scientifico e responsabile dell'area lavoro).
Dopo mesi di militanza arrivarono le elezioni politiche del 1972: le speranze di successo erano molte, pareva di percepire una adesione forte di crescenti aree del cattolicesimo progressista italiano verso questo nuovo movimento, ma i risultati furono molto deludenti e tali da mettere subito in discussione, da parte dello stesso Livio Labor, la continuità della creatura politica da poco costituita. Analogamente in quelle elezioni ne il Manifesto, formazione nata da una spaccatura interna al Partito Comunista e guidata da importanti intellettuali della storia comunista come Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luciana Castellina, Luigi Pintor, ne il Partito Socialista di Unità proletaria (PSIUP), di storia socialista, ottennero il quorum.
Si creò' così un'area significativa di forze antagoniste alla classe politica che Governava il Paese ed ai partiti tradizionali della sinistra che comprese di essere portatrice di ispirazioni ideali e di valori in molte parti simili e nel contempo di poter tentare un difficile, ma importante, incontro tra tre culture: quella cattolica, quella comunista e quella socialista così fortemente presenti nella società italiana di inizio anni '70.
Ma in questo processo di possibili integrazioni le azioni da parte della sinistra tradizionale per evitare che questo processo potesse maturare ed avvenire in tempi rapidi furono subito molto intense. Poco dopo l'insuccesso elettorale Labor annunciava la volontà di portare il MPL nel partito socialista e una buona parte degli iscritti fu pronto a seguirlo. Altri furono accolti nelle file del Partito Comunista interessato ad aprire ad una propria componente cattolica progressista. Analogo processo avvenne nel Psiup. Sia nel Movimento Politico dei Lavoratori che nel Psiup rimase però una parte significativa e , spesso autorevole, che dichiarò subito che avrebbe voluto resistere nella propria indipendenza: io, giovane ventiduenne mi gettai anima e corpo per contribuire ad organizzare la resistenza, girando l'Italia per provare a motivare tanti militati e dirigenti regionali a restare nel MPL. Con me c'erano nomi importanti del movimento cattolico progressita ccome Giangiacomo Migone, Vittoria Bellavite, Ignazio Puleo, Domenico Iervolino, Giovanni Russo Spena; analogamente nel Psiup resistevano per un nuovo progetto politico autonomo personalità illustri come Vittorio Foa, Pino Ferraris, Silvano Miniati, Antonio Lettieri, il sen. Dante Rossi. Le affinità tra queste due realtà che resistevano del MPL e del Psiup erano tali da portare subito i gruppi dirigenti a pensare ad un progetto politico comune e nel Dicembre del 1972 nacque dall'incontro di queste due realtà, il Partito di unità Proletaria, il Pdup.
Dopo aver contribuito personalmente tanto alla resistenza nel MPL , nonostante la mia giovane età e la mia modesta esperienza politica il gruppo dirigente nazionale del Pdup, in particolare il segretario Silvano Miniati, mi chiese la disponibilità a divenire il primo ed unico funzionario del nuovo partito a Roma, nella sede appena affittata di via Cavour.
Era troppo ormai il mio impegno in questo progetto per rifiutare, ma pensavo a come avrebbero potuto soffrire i miei genitori di fronte ad una scelta che arrivava proprio mentre la Cassa di Risparmio di Bologna mi dava segni di disponibilità all'assunzione. Quante volte mia madre aveva sognato che questo potesse avvenire! ed ora avrei dovuto spiegare a Lei e a mio padre che avevo deciso di rifiutare quell'offerta di lavoro per partire per Roma senza una garanzia di reddito di nessun tipo, anzi dovendomi caricare certamente di sacrifici e privazioni in nome della mia scelta ideale.
Sono giorni che non dimenticherò facilmente quelli che precedettero la mia partenza. I miei rimorsi erano davvero tanti. I miei genitori continuavano a soffrire e a lavorare per riuscire a vivere e io me ne andavo a Roma rifiutando un posto in banca! ma, alla fine, sapevo che l'amore che i miei avevano per me avrebbe prevalso e che, da quel momento essi avrebbero fatto ogni cosa ed ogni sacrificio ulteriore possibile perché io potessi fare la mia scelta sentendoli vicini.
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