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"Cooperazione e cultura per lo sviluppo sostenibile" appunti da un webinar...

  • Immagine del redattore: rcalari
    rcalari
  • 9 lug 2020
  • Tempo di lettura: 4 min



Si è svolto lunedi un interessante webinar, promosso da Legacoop Bologna e dal Centro di Documentazione sulla cooperazione, nel quale si sono affrontate da diverse angolazioni le linee di intervento e le azioni necessarie per promuovere un futuro possibile della cultura e, più in generale, delle imprese e dei lavori culturali e creativi, dopo il drammatico impatto del Covid19.

E', infatti, anche a Bologna, in particolare, che si stanno sperimentando progetti e azioni nell'ottica, non solo del sostegno alle realtà esistenti in un momento di grave difficoltà, ma anche di forte investimento sulla sperimentazione e progettazione di nuove azioni, di nuovi modelli e interventi che possano costruire il futuro di medio lungo periodo per questi comparti.

Un ruolo, quindi, riconosciuto strategico e trasversale della cultura nello sviluppo dei territori, sia delle aree urbane o metroplitane come Bologna, sia delle realtà più decentrate del Paese per affrontare un cambiamento che gli effetti della pandemia covid19 rendono in modo più evidente indispensabile.

Per le realtà della cultura e della creatività è questo il momento di avere finalmente a pieno titolo quel riconoscimento di fattore rilevante e trasversale dello sviluppo locale sostenibile che da tempo le ricerche e le linee guida Europee sottolineano e incentivano come tale e che, invece, non sempre gli Stati membri dell'Unione Europea hanno saputo promuovere con la necessaria coerenza, secondo una necessaria logica appunto "di investimento" e non di "costo" o "elargizione".

Anche la situazione drammatica per il lavoro, frammentato in tanti contratti collettivi, quasi mai coerenti con le specificità di questi comparti, pervasi per altro da una presenza incontrollata di lavoro nero, può oggi trovare le condizoni per evidenziarsi in tutta la sua serietà. Sono, intanto, nate piattaforme cooperative e proposte legislative comuni: un'occasione storica che il Governo e il Parlamento dovrebbero assolutamente saper cogliere in modo bipartisan promuovendo un costante e indispensabile confronto con l'insieme delle realtà associative e delle categorie professionali che operano in questi comparti. E' urgente finalmente, infatti, una legge organica che riconosca la dignità, il valore, i diritti di questi lavoratori , come un elemento essenziale per consolidare in un Paese la produzione culturale e artistica libera e indipendente, per far crescere la lettura, per promuovere il pluralismo culturale e dell'informazione, per sostenere e incentivare la produzione di conoscenza, la documentazione e valorizzazione, tramite i linguaggi della cultura, della memoria e delle identità. Un processo che se attuato, insieme alla centralità da dare alla formazione scolastica e alle Università, non potrebbe che consolidare la democrazia stessa nel nostro Paese. Ma vi è, intanto, l'assoluta urgenza di intervenire in modo specifico verso i lavoratori e le imprese dei tanti comparti culturali e creativi che sono ancora profondamente colpite dalla impossibilità di riprendere le loro attività e che sono ancora spesso prive di supporti adeguati a sostenerne il reddito in questa fase.


Ma il punto fondamentale che pare emergere da tutti gli interventi del Webinar ( vedi video allegato) è la necessità di sostenere ed accompagnare con policies adeguate un indispensabile ripensamento in questi comparti nel modo di produrre, nel rapporto con le comunità locali e con i nuovi pubblici, negli stessi modelli di un business particolare e socialmente rilevante come quello che è storicamente proprio di chi opera in questi ambiti.

E' indispensabile creare nuove strade e nuovi strumenti in grado di coinvolgere più direttamente i pubblici ( "la cultura da far vivere anche come necessità per il benessere individuale e collettivo, come un bisogno riconosciuto, come lo sport!).

La cultura deve cercare, quindi, le strade per coinvolgere e interessare nuovi pubblici, le imprese della cultura e della creatività devono saper differenziare le proprie attività per renderele sostenibili senza far venir meno la propria missione principale. Il tema della sostenibilità economica diviene elemento centrale per la tenuta del futuro di questi settori. Realtà come Fondazione Unipolis, con il Bando Culturability, sono oggi impegnate non a caso nel sostenere processi che guardino a nuove sostenibilità anche degli spazi culturali rigenerati.

Ma veniamo alla sperimentazione di Bologna, raccontata dall'Assessore Lepore (e solo due giorni prima da Giorgia Boldrini in un importante panel Europeo di riflessione sulle conseguenze del covid19 per la cultura nelle principali Città Europee). Siamo di fronte davvero, a mio avviso ad un percorso virtuoso, che guarda a come e con quali strumenti e quali processi di innovazione sia possibile in questi settori costruire il futuro. Ma che guarda anche a come questi settori possano essere considerati come componente essenziale della capacità competitiva e del valore aggiunto prodotto da un territorio. L'economia, le politiche industriali, le politiche del lavoro, le politiche sociali, oltre a quelle culturali e turistiche dovrebbero cioè cogliere questo cambio di paradigma.

Già le statistiche delle Camere di Commercio, delle Associazioni di categoria, delle Amministrazioni locali potrebbero assumere questi comparti aggregati , in coerenza, per altro, con le linee da tempo promosse dalla Regione Emilia Romagna ( vedi le due edizioni della ricerca sul ruolo e l'impatto dell'economia culturale e creativa in Regione, realizzate da Ervet) come uno specifico cluster su cui "investire" per aumentare lavoro, nuove competenze, innovazione e nuove capacità di competere anche da parte delle filiere di eccellenza tradizionali del nostro apparato produttivo ( vedi automotive, meccanica, biomedicale, agroindustria, wellness...)

Serve una nuova coerenza sull'investimento strategico negli ambiti della cultura e della creatività per dare un segno diverso e certamente coerente con gli obbiettivi 2030 delle Nazioni Unite di sviluppo sostenibile. Il fatto che Università, cooperazione, associazioni imprenditoriali, sindacati, operatori del settore, amministrazione locale si stiano orientando e , non solo da oggi, in questa direzione pare un ottimo segnale da cogliere e con cui confrontarsi: Bologna e l'Emilia-Romagna possono rappresentare oggi un interesante laboratorio aperto, attento e connesso con quanto di meglio si sperimenta ed avviene in Europa e nel Mondo, su questi temi e su quelli dell'innovazione tecnologica e dell'innovazione sociale. Una strada aperta e inclusiva, che richiede partecipazione attiva degli operatori e delle comunità locali per ricercare nuovi struemnti e nuovi modelli per costruire un futuro possibile.




 
 
 

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